lunedì 3 marzo 2014

AGGIORNAMENTO: Ben. 1. 6

Lucio Anneo Seneca

De Beneficiis
Libro I Capitolo VI

[1.6.1] Cos’è dunque il beneficio? È un’azione benevola che dà gioia e la riprende mentre dà, e che si è preparata ad essere ben disposta e spontanea in ciò che fa. Non importa, quindi, ciò che si fa o si dà, ma con quale spirito, poiché, appunto, il beneficio in sé non consiste in ciò che si fa o si dà, bensì nella disposizione d’animo di chi dà o fa. [1.6.2] È possibile che tu capisca che c’è una grande differenza tra queste cose dal fatto che il beneficio è in ogni caso un bene, mentre quel che è fatto o dato non è né un bene né un male. È l’animo che esalta le piccole cose, mette in luce le cose vili, toglie valore a quelle grandi e tenute in gran conto; ciò che è oggetto del nostro desiderio ha una natura neutra, né buona né cattiva; importa invece la direzione che la parte direttiva dell’anima - che dà forma alle cose - imprime alle cose stesse. [1.6.3] Il beneficio non coincide con l’oggetto che viene pagato in contanti e consegnato, così come neanche l’onore che si attribuisce agli dei risiede nelle vittime sacrificali - per quanto esse siano grasse e risplendano d'oro -, bensì nella volontà retta e pia di coloro che li venerano. Pertanto, gli uomini buoni sono devoti anche quando offrono un po' di farro o del vasellame, i malvagi, al contrario, non sfuggono all'empietà, sebbene abbiano bagnato gli altari di molto sangue.

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