lunedì 10 marzo 2014

AGGIORNAMENTO: Ben. 1. 7

Lucio Anneo Seneca

De Beneficiis
Libro I Capitolo VII

[1.7.1] Se i benefici consistessero nelle cose e non nella stessa volontà di beneficare, questi sarebbero tanto più grandi, quanto più grandi sono le cose che riceviamo. Tuttavia ciò è falso; infatti talvolta ci sentiamo più in dovere nei confronti di chi ha dato poco, ma con magnificenza; nei confronti di chi “ha uguagliato le ricchezze dei re con l’animo”; di chi ha donato poco ma con piacere; di chi si è dimenticato della propria povertà mentre rivolgeva la sua attenzione alla mia; di chi non ha avuto tanto la volontà di aiutare, quanto la bramosia di farlo; di chi ha ritenuto di ricevere un contraccambio nel momento stesso in cui donava il beneficio; di chi ha dato pensando che mai avrebbe ricevuto indietro; di chi ha ricevuto come se non avesse dato, di chi ha cercato e anticipato l'occasione in cui essere di aiuto. [1.7.2] Invece, come ho già detto prima, sebbene sembrino importanti nella sostanza e nell’aspetto, non generano affatto gratitudine quei benefici che sono estorti o cadono dalle mani di colui che dà; infatti risulta molto più gradito ciò che è donato spontaneamente rispetto a ciò che è elargito a piene mani. [1. 7. 3] È poco ciò che mi ha conferito, ma non ha potuto darmi di più; al contrario, quello che mi ha dato costui è tanto, ma ha esitato, ma ha differito, ma, nel momento in cui dava si è lamentato, ma ha dato con superbia e si è vantato in giro del dono fatto e non ha voluto piacere alla persona a cui dava la sua offerta; ha dato per soddisfare la sua ambizione, non me.

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