Lucio Anneo Seneca
De Beneficiis
Libro I Capitolo VIII
[1.8.1] Dal momento che ognuno offriva a Socrate molte cose secondo le proprie possibilità, Eschine, un allievo povero, disse: "Non trovo nulla degno di te che possa darti, e solo per questo motivo mi sento povero. Quindi ti dono l'unica cosa che ho: me stesso. Gradisci questo dono, te ne prego, per quello che può valere, e considera che altri, pur offrendoti molto, hanno tenuto molto di più per se stessi. E Socrate gli rispose [1.8.2] : “Perché mai non dovrebbe essere un grande dono quello che mi hai fatto? A meno che tu non abbia poca stima di te stesso! Avrò, quindi, cura di restituirti a te stesso migliore di quando ti ho ricevuto”. Con questo dono Eschine superò l’animo di Alcibiade, che era pari alle sue ricchezze, e tutta la munificenza dei giovani ricchi.
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