sabato 28 settembre 2013

SENECA, I "BENEFICI" E LA V R DEL LICEO CANNIZZARO

Cos'è "Seneca-De beneficiis"
"Seneca - De beneficiis" è un blog dove verrà postata, paragrafo dopo paragrafo, la traduzione italiana del I libro del De beneficiis di Seneca.
A postarla saranno i loro autori, ovvero gli alunni della classe VR del Liceo Scientifico "S. Cannizzaro" di Palermo (a. s. 2013-14), che hanno scelto di affrontare con coraggio e con generosità, nell'anno del loro esame di stato, questa avventura didattica che io, il loro docente di latino, ho proposto.
Per il loro coraggio e la loro generosità li voglio ringraziare tutti, citandoli per nome: Roberto De Fortis, Emanuele Filingeri, Gianmarco Geraci, Alessandro Li Vigni, Giulio Lo Re, Andrea Messina, Alice Orlando, Roberta Pacino, Emilio Pinto, Giuseppe Pipitone, Francesco Pirillo, Federica Restivo, Riccardo Tarantino, Ornella Urzì, Gloria Varrica.
La traduzione sarà il frutto del loro lavoro collettivo, ed è stata concepita come un dono che la classe ha scelto di fare alla comunità, dal momento che non esistono, in rete, edizioni digitali in italiano di questo trattato di Seneca.

Perché il De beneficiis
I sette libri del De beneficiis di Seneca sono stati scritti con un intento ben preciso, che è quello di sanare, per mezzo della ristrutturazione delle pratiche della liberalitas e della beneficentia, una società - quella romana al tempo di Nerone - devastata dalle perversioni e dalle convenzioni devianti che andavano disgregando e inquinando i rapporti umani.
Il beneficio, nella Roma in cui vive Seneca,  è diventato una forma di scambio disfunzionale che crea dinamiche di potere e che genera disagio e sofferenza morale. E' solo intervenendo 'clinicamente' su di esso che, nella prospettiva del filosofo, è possibile rifondare su basi migliori la comunicazione e la convivenza fra gli esseri umani.
Scegliere di tradurre il primo libro del De beneficiis come 'classico latino' per il quinto anno significa dunque scegliere anche di ritornare alle radici della riflessione occidentale sul 'dono', ma significa anche avviare pratiche coscienti e consapevoli di comparazione fra l'antico e il moderno. Partire dalla prospettiva senecana sugli 'scambi benevoli', infatti, significherà anche interrogarsi sul senso delle forme, asfissianti e disumane, dell'utilitarismo e dell'economicismo contemporanei.
La scelta del De beneficiis rischia dunque di essere - in un momento come quello che stiamo vivendo -  una scelta culturale 'militante', oltre che - ovviamente - una palestra per il potenziamento delle competenze linguistiche e storico-letterarie degli alunni.

Il 'dono' come metodo di lavoro 
Per molti versi, il 'dono' sarà l'oggetto e, al contempo, lo strumento e il fine del percorso didattico proposto. Come è possibile leggere nelle prime istruzioni date alla classe, la traduzione finale e il blog saranno il portato di un lavoro 'comunitario' e collettivo. Nel tradurre il primo libro del De beneficiis, del resto, si attiveranno  pratiche di aiuto reciproco e scambi circolari di 'prestazioni benefiche e, 
alla fine del percorso, ognuno di noi avrà donato qualcosa. E si scoprirà anche che donare, in fondo, può anche essere meglio che ricevere (e capitalizzare).

Pietro Li Causi

2 commenti:

  1. Complimenti sinceri e sentiti al professore che ha pensato e condotto questa egregia iniziativa, oltre che alla classe che l'ha realizzata.

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  2. Bravi, bella idea. C'è un passaggio che cercavo e mi avete reso le cose molto più facili.

    Enrico (ex, molto ex, studente dello scientifico di Melzo)

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