domenica 9 febbraio 2014

AGGIORNAMENTO: Ben. 1. 4

Lucio Anneo Seneca

De Beneficiis
Libro I Capitolo IV

[1.4.1] Ma affinché non faccia io stesso quel che biasimo, metterò da parte tutte queste storie, che sono così lontane dall'oggetto in questione, al punto da non riuscire neanche a girargli attorno. Tu comunque difendimi se qualcuno mi rimprovererà per aver messo al suo posto Crisippo, un grand’uomo, per Ercole!, ma tuttavia greco, il cui acume eccessivamente sottile si smussa e si ripiega più volte su se stesso, e che, anche quando sembra conseguire un qualche risultato, punzecchia senza però traforare. E in verità di che tipo di acutezza stiamo parlando? [1.4.2] Noi dobbiamo piuttosto parlare dei benefici, e dare alla materia un ordine che conferisca totale coesione alla società umana;  si deve dare una legge alla vita, affinché non ci sembri giusta una generosità irriflessa camuffata da benevolenza, e affinché queste nostre cautele non restringano la liberalità (che non  deve né mancare né abbondare) nel momento stesso in cui la regolano. [1.4.3] Dobbiamo insegnare alle persone a dare con piacere, a ricevere con piacere e a ricambiare con piacere, e bisogna proporre loro una grande gara: quelli che si sentono in obbligo non solo devono eguagliare con le cose materiali, e con la disposizione d’animo, coloro che hanno creato l’obbligo, ma devono superarli, poiché chi deve ricambiare un beneficio non riesce mai a farlo se non ha superato il suo benefattore; si deve insegnare ai benefattori a non mettere in conto nulla e ai beneficati a non sentirsi in debito più del dovuto. [1.4.4] A questa gara onestissima, che consiste nel superare i benefici con altri benefici, Crisippo ci esorta dicendo che non bisogna mostrarsi poco grati e che bisogna guardarsi dal commettere sacrilegio e offendere delle così belle figliole, perché le Grazie sono figlie di Giove! [1.4.5] Tu piuttosto impartiscimi qualche precetto che mi permetta di diventare più benevolo e di dimostare di più la mia gratitudine nei confronti di quelle persone che mi hanno fatto del bene; insegnami come gli animi del benefattore e del beneficato possano gareggiare in modo tale che chi ha dato se ne dimentichi e chi si sente in debito ricordi per sempre. Lasciamo queste stupidaggini ai poeti, che hanno il proposito di deliziare le orecchie e di comporre dolci favolette. [1.4.6] “Ma" - tu mi dirai - "questi qui vogliono risanare la nostra indole, mantenere salda la fiducia nei rapporti umani e instillare negli animi il ricordo dei doveri”. Allora parlino seriamente e si adoperino con tutte le loro forze; a meno che tu non ritenga che con vacui discorsi mitolgici ed argomenti da bacucche si possa impedire una cosa assolutamente rovinosa: nuovi registri dei debiti per i benefici.

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