venerdì 10 gennaio 2014

AGGIORNAMENTO: Ben. 1. 2

Lucio Anneo Seneca

De Beneficiis
Libro I Capitolo II


[1.2.1] Se hai deciso di elargire benefici alla gente, molti
              ne devi perdere, per piazzarne bene uno almeno una volta.

Nel primo verso puoi rimproverare entrambi i difetti; infatti, i benefici non devono essere dispersi a destra e a manca, e di nessuna cosa, meno che mai dei benefici, può essere onorevole l’elargizione. Se ai benefici togli la capacità di esercitare il giudizio, essi cessano di essere tali e si dovranno catalogare sotto un’altra etichetta. [1.2.2] L’idea che segue è straordinaria: che un solo beneficio, collocato bene, ripara i danni dei molti perduti. Fai attenzione, ti prego, che non sia cosa più vera e più adatta alla magnanimità del benefattore il fatto che noi lo esortiamo a dare benefici anche se non ne collocherà nessuno bene. Infatti, dire che “molti benefici si devono perdere” è falso; nessuno se ne perde, perché chi perde, prima aveva fatto un calcolo. [1.2.3] La logica dei benefici è semplice: si eroga soltanto; se restituirà qualcosa è un guadagno, se non restituirà non è una perdita. Ho dato quel beneficio al fine di darlo. Nessuno segna i suoi benefici nel registro dei prestiti, né come un avaro esattore li reclama nell’ora e nel giorno convenuti. L’uomo per bene non pensa mai ad essi, a meno che non glieli faccia ricordare la persona che glieli restituisce; diversamente, i benefici passerebbero nella forma del credito. È un’usura vergognosa mettere nel conto un beneficio. [1.2.4] Comunque sia andata con i benefici che abbiamo dato in precedenza, persevera nel conferirne altri ad altre persone; essi giaceranno meglio presso gli ingrati che o il pudore o l’occasione o l’imitazione un giorno o l’altro potranno rendere grati. Non fermarti, porta avanti la tua opera e immedesimati nella parte dell’uomo buono. Aiuta una persona con un dono materiale, un’altra con la tua fiducia, un’altra con un favore, un’altra con un consiglio, un’altra con insegnamenti vantaggiosi. [1.2.5] Anche le belve hanno la percezione del dovere, e non c’è alcun essere vivente tanto feroce da non essere ammansito dalla cura e da non essere da essa mutato fino a sentire l’amore nei suoi confronti. Le bocche dei leoni sono maneggiate senza paura dai domatori, con il cibo è possibile ingraziarsi la ferocia degli elefanti fino a farli diventare servili ed obbedienti. Fino a tal punto l’assiduità di un beneficio pertinace riesce ad avere la meglio su quegli esseri che sono stati posti al di fuori dell’intelletto e della capacità di comprendere il beneficio. È ingrato nei confronti di un solo beneficio? Non sarà ingrato nei confronti del secondo. Si è dimenticato di due benefici? Un terzo beneficio gli farà tornare alla mente quelli di cui si è dimenticato.

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