Lucio Anneo Seneca
De Beneficiis
Libro I Capitolo II
[1.2.1] Se hai deciso di elargire benefici alla gente, molti
ne devi perdere, per piazzarne bene uno almeno una volta.
Nel primo verso puoi rimproverare entrambi i difetti; infatti, i
benefici non devono essere dispersi a destra e a manca, e di nessuna
cosa, meno che mai dei benefici, può essere onorevole l’elargizione. Se
ai benefici togli la capacità di esercitare il giudizio, essi cessano di
essere tali e si dovranno catalogare sotto un’altra etichetta. [1.2.2]
L’idea che segue è straordinaria: che un solo beneficio, collocato bene,
ripara i danni dei molti perduti. Fai attenzione, ti prego, che non sia
cosa più vera e più adatta alla magnanimità del benefattore il fatto
che noi lo esortiamo a dare benefici anche se non ne collocherà nessuno
bene. Infatti, dire che “molti benefici si devono perdere” è falso;
nessuno se ne perde, perché chi perde, prima aveva fatto un calcolo.
[1.2.3] La logica dei benefici è semplice: si eroga soltanto; se
restituirà qualcosa è un guadagno, se non restituirà non è una perdita.
Ho dato quel beneficio al fine di darlo. Nessuno segna i suoi benefici
nel registro dei prestiti, né come un avaro esattore li reclama nell’ora
e nel giorno convenuti. L’uomo per bene non pensa mai ad essi, a meno
che non glieli faccia ricordare la persona che glieli restituisce;
diversamente, i benefici passerebbero nella forma del credito. È
un’usura vergognosa mettere nel conto un beneficio. [1.2.4] Comunque sia
andata con i benefici che abbiamo dato in precedenza, persevera nel
conferirne altri ad altre persone; essi giaceranno meglio presso gli
ingrati che o il pudore o l’occasione o l’imitazione un giorno o l’altro
potranno rendere grati. Non fermarti, porta avanti la tua opera e
immedesimati nella parte dell’uomo buono. Aiuta una persona con un dono
materiale, un’altra con la tua fiducia, un’altra con un favore, un’altra
con un consiglio, un’altra con insegnamenti vantaggiosi. [1.2.5] Anche
le belve hanno la percezione del dovere, e non c’è alcun essere vivente
tanto feroce da non essere ammansito dalla cura e da non essere da essa
mutato fino a sentire l’amore nei suoi confronti. Le bocche dei leoni sono maneggiate
senza paura dai domatori, con il cibo è possibile ingraziarsi la
ferocia degli elefanti fino a farli diventare servili ed obbedienti.
Fino a tal punto l’assiduità di un beneficio pertinace riesce ad avere
la meglio su quegli esseri che sono stati posti al di fuori
dell’intelletto e della capacità di comprendere il beneficio. È ingrato
nei confronti di un solo beneficio? Non sarà ingrato nei confronti del
secondo. Si è dimenticato di due benefici? Un terzo beneficio gli farà
tornare alla mente quelli di cui si è dimenticato.
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